Una piccola morte
Napoli, 10 luglio 2022
Uso le dita della mano per contare: questa è la quarta volta che vengo a Napoli. La prima volta che vengo in estate e credo di aver avuto una sorta di _ insight_, una certezza uscita dal corpo: i colori parlano, la bellezza delle forme non si può mercificare, porta consapevolezza e approfondisce il bisogno della contemplazione. Come sono belle le nuvole che mi ricordano quelle che vedo al mare a casa, el océano... lo extraño siempre.
Da quando è iniziata l'estate ho ripetuto spesso che fare il bagno da me, nell'oceano, non è come farlo in questo mare, da me è pericoloso, si percepisce e si vive la sensazione della morte come molto presente, ma è come un gioco che si impara da piccola, un gioco che ha le sue regole, regole da rispettare e l’immenso da ammirare prima di buttarti dentro.
"VEDI NAPOLI, POI MUORI".
Ho sempre pensato al senso di questa frase e infatti potrei dire che vivo una piccola morte ogni volta che vengo... Ma non posso dirlo con le parole, provo a spiegarlo ma non mi escono della bocca. Forse perché la morte è inenarrabile, o perché si tratta di una morte interna, piccola ma profondamente spirituale, una morte che lascia tracce, parla alle mie viscere, ai miei antenati, a quella migrazione della quale non si parla più, a quella vostra, ma devo dire vostra o nostra?
Forse perché veder Napoli è come aver un orgasmo, la petite morte, come spegnere tutti i pensieri almeno per un secondo, l'indicibile accade, il presente si espande, un sospiro di vitalità, sei viva, sei qua e ora, sei corpo e carne.
Ma veramente, davanti a questi colori, come fai a non buttarti dentro?
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